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Ponti e Parole: la comunicazione non ostile

  • Immagine del redattore: Massimo Chionetti
    Massimo Chionetti
  • 22 apr
  • Tempo di lettura: 6 min

Aggiornamento: 22 apr

A breve condurrò uno dei miei workshop preferiti, quello dedicato alla "COMUNICAZIONE NON OSTILE". È uno dei miei preferiti proprio perché è anche uno dei più complessi da costruire e da vivere insieme ai partecipanti.


Perché complesso?


Perché il rischio è quello di sembrare quello che non sono, un uomo risolto al 100% e non solo, anche h24 che ci sta sempre bene; un uomo che affronta il mondo con fare assolutamente "zen" e che fa di sentimenti o emozioni come rabbia, paura e tristezza semplicemente un qualcosa che lo sfiora delicatamente e stop... facile facile.


Non è affatto vero.


E non è affatto vero che parlare e dibattere di comunicazione non ostile voglia dire esplorare tecniche e strumenti per non arrabbiarsi e/o non far arrabbiare, soprattutto nel contesto attuale, dove pare che "non si possa dire più niente senza che qualcuno si senta offeso o chiamato in causa" (N.d.A. Mamma Santa come siamo pesanti a volte).


campo di papaveri in ceramica artigianale
papaveri di ceramica

Dritti al punto: cosa non è la "comunicazione non ostile"

Inizio sempre così il mio workshop, condividendo con i partecipanti di che cosa non parleremo, giusto per mettere le cose in chiaro e per smontare fin da subito alcuni bias che potrebbero essersi attivati sul tema. Quindi non parleremo di:


  • Evitare il conflitto: La comunicazione non ostile non significa essere passivi o accondiscendenti. Si può esprimere il proprio disaccordo, porre limiti e affrontare i problemi, ma in modo rispettoso e costruttivo sebbene con "energia".

  • Sopprimere le proprie emozioni: Non significa negare o ignorare la rabbia, la frustrazione o altre emozioni negative. Piuttosto, implica imparare a riconoscerle, comprenderle e gestirle in modo da non riversarle sull'altro in maniera aggressiva.

  • Non si tratta né di "dare ragione" e né di "avere ragione": Non si tratta di rinunciare alle proprie opinioni o ai propri bisogni o di metterli in secondo piano in virtù di un qualunque bene superiore. Si tratta di allenarsi ad esprimere il proprio punto di vista con chiarezza e rispetto. Essere aperti ad ascoltare e comprendere la prospettiva altrui non vuol dire rinunciare alla nostra.

  • Essere "finti" o manipolatori: La comunicazione non ostile è autentica e sincera. Non si tratta di usare tattiche subdole o di fingere empatia per ottenere ciò che si vuole... l'ipnosi conversazionale è un'altra cosa, la pnl pure e la lettura delle microespressioni facciali altra cosa ancora.

  • Garantire che l'altro non si arrabbi: Non si ha il controllo sulle emozioni altrui vivaddio. L'altra persona potrebbe reagire negativamente comunque. L'obiettivo è agire in modo responsabile e rispettoso, indipendentemente dalla reazione altrui.

  • Essere perfetti: Nessuno è immune da momenti di frustrazione o reazioni impulsive. La comunicazione non ostile è un processo di apprendimento continuo e di impegno a migliorare le proprie interazioni (l'ho già detto ma repetita iuvant).



Tra lo stimolo e la risposta c'è uno spazio. In quello spazio c'è il nostro potere di scegliere la nostra risposta. Nella nostra risposta risiedono la nostra crescita e la nostra libertà. [Viktor Frankl]
scena di corteggiamento al lago
corteggiamento di primavera al lago

E allora: cosa cavolo è la "comunicazione non ostile"?


Non esiste nulla di più fragile delle interazioni umane e delle parole con cui quotidianamente costruiamo e nutriamo le nostre relazioni, anche quelle scritte, e questo perché ognuno di noi filtra le informazioni attraverso la lente delle proprie esperienze, valori e credenze che fortunatamente sono uniche, spesso simili, ma mai uguali a quelle di qualcun altro.


Parlare di comunicazione non ostile quindi significa parlare del modo, anzi dei modi, che possiamo esplorare per tutelare questa fragile bellezza e non si tratta di arrovellarsi il cervello nell'applicazione di una tecnica rigida, ma piuttosto di esplorare la possibilità di un modo di essere e di relazionarsi basato sulla volontà (N.d.A. O "necessità"?) di creare connessioni autentiche.


Ovvio, richiede pratica e impegno, ma i suoi principi possono essere appresi ed integrati gradualmente nelle nostre interazioni quotidiane.


La comunicazione non ostile diventa come una scelta intenzionale, un modo di interagire che va oltre il semplice principio di azione e reazione e che mira a costruire ponti anziché muri. (N.d.A. per i più scettici, dubbiosi e pensierosi: anche i ponti separano, attraversarli è una nostra scelta, come guadare il fiume che ci scorre sotto. Ed anche i muri possono unire: un muro fisico o metaforico può creare una sfida che richiede cooperazione e sforzo congiunto per essere superata o abbattuta. Questo processo può unire le persone verso un obiettivo comune... e via discorrendo fra facili sofismi e riflessioni più profonde).


Comunicazione non ostile: i principi chiave

Chi lavora con me in studio o durante i workshop sulla comunicazione non ostile inizierà un viaggio esplorativo di poche semplici tappe... mi fa piacere condividere qui quelle principali, o almeno quelle più significative, e come si usa spesso dire: l'ultima la più importante.


Consapevolezza di Sé

  • Riconoscere le proprie emozioni: Essere in grado di identificare ciò che si prova (rabbia, frustrazione, paura, tristezza, ecc.) è il primo passo per gestirle in modo costruttivo.

  • Comprendere i propri bisogni: Le emozioni spesso segnalano bisogni non soddisfatti. Riconoscere questi bisogni aiuta a comunicare in modo più chiaro e assertivo ciò che si desidera.

  • Essere consapevoli dei propri schemi comunicativi: Riconoscere le proprie tendenze a reagire in modo aggressivo, passivo-aggressivo o evitante.

  • Mettersi nei panni dell'altro: Sforzarsi di comprendere la prospettiva, i sentimenti e i bisogni dell'interlocutore, anche quando non li si condivide... ma con quali limiti?

  • Ascoltare attivamente: Prestare piena attenzione a ciò che l'altro dice (verbalmente e non verbalmente), senza interrompere, giudicare o preparare la propria risposta.

Espressione Chiara e "Assertiva"

Rispetto e Validazione (dell'altro e di noi stessi)

Gestione Costruttiva:

Responsabilità:


Comunicazione non ostile: benefici (e non sono pochi)

Anche qui, dritti al punto:


  • Riduzione dello stress: Interazioni più armoniose e meno conflittuali significano meno tensione emotiva e un ambiente relazionale più sereno. Evitare discussioni accese e incomprensioni abbassa i livelli di stress sia per chi parla che per chi ascolta.

  • Relazioni più solide e significative: La comunicazione non ostile favorisce la fiducia, l'empatia e la comprensione reciproca, elementi fondamentali per costruire legami autentici e duraturi, sia in ambito personale che professionale.

  • Maggiore efficacia nel comunicare i propri bisogni: Esprimere i propri desideri e necessità in modo chiaro e rispettoso aumenta la probabilità di essere ascoltati e compresi, portando a risultati più soddisfacenti per entrambe le parti.

  • Miglioramento della capacità di risolvere i conflitti: Un approccio non ostile trasforma i conflitti da battaglie distruttive a opportunità di crescita e di comprensione più profonda, facilitando la ricerca di soluzioni condivise.

  • Aumento dell'autostima e della fiducia in sé: Saper comunicare in modo efficace e rispettoso rafforza la nostra sicurezza e la nostra capacità di interagire positivamente con gli altri.

Conclusione:

In sintesi, la comunicazione non ostile è un approccio che richiede consapevolezza, empatia, chiarezza e rispetto. Mira a creare connessioni autentiche, a favorire la comprensione reciproca e a gestire i conflitti in modo costruttivo, contribuendo a relazioni più sane e soddisfacenti.

Non si tratta di evitare il conflitto, ma di affrontarlo in modo da preservare il rispetto e la dignità di tutti gli interlocutori.


 

Bibliografia e fonti


  • Rosenberg, Marshall B. (2003). Nonviolent Communication: A Language of Life. PuddleDancer Press. (Questo è il testo fondamentale sulla Comunicazione Non Violenta - CNV, spesso considerata la base della comunicazione non ostile. Offre un approccio pratico e dettagliato con esempi concreti).

  • Rogers, Carl R. (1961). On Becoming a Person: A Therapist's View of Psychotherapy. Houghton Mifflin. (Sebbene non specifico sulla "comunicazione non ostile", il lavoro di Rogers sull'ascolto empatico e sulla congruenza è cruciale per una comunicazione efficace e rispettosa).

  • Brown, Brené (2012). Daring Greatly: How the Courage to Be Vulnerable Transforms the Way We Live, Love, Parent, and Lead. Gotham Books. (Sebbene non focalizzato direttamente sulla comunicazione non ostile, il lavoro di Brown sulla vulnerabilità e l'autenticità è strettamente legato alla capacità di comunicare in modo aperto e onesto).

  • Iacobacci, Giorgio (2017). Comunicare Valore: Dal conflitto alla connessione con la Nonviolent Communication. Essere Felici Edizioni.



 



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